In una società come la nostra, che ormai è più abituata ai periodi di crisi economica che a quelli di boom, la quantità di clienti insolventi in cui può incappare un’azienda o un professionista rischia di essere decisamente molto alta.
Se consideriamo poi che ci sono spesso intoppi in molti sistemi di pagamento telematico, soprattutto automatizzato, si rischia di diventare noi stessi i clienti insolventi di qualcuno, magari delle società che ci forniscono le varie utenze domestiche, per colpa di una bolletta non recapitata o di una momentanea indisponibilità sul conto corrente (nel caso di pagamento con addebito diretto).
Proprio in questo caso, per somme solitamente contenute, si rischia di ritrovarsi buttati nelle grinfie di società di recupero crediti di pochi scrupoli. A tal proposito, onde evitare conseguenze spiacevoli, vi consigliamo di leggere nell’articolo che linkiamo, quali sono gli espedienti usati dalle società di recupero credito per indurvi a pagare le somme contestate senza fare troppe domande.
Invece, se siete dalla parte di chi attende un pagamento a fronte di una fattura emessa da mesi o di altro titolo di credito, continuate a leggere per capire se conviene, quanto costa rivolgersi a una società di recupero crediti e cosa comporta.
Partiamo dal presupposto che la maggior parte delle società di recupero crediti offrono i loro servizi solo a soggetti aziendali, sia che abbiano forma societaria sia che si parli di ditte individuali.
Questo perché le fatture (sia quelle elettroniche che quelle emesse in proforma) rappresentano un titolo di credito cosiddetto “privilegiato” e consolidato, specie se accompagnate da lettere di incarico firmate o preventivi approvati dal cliente.
Allo stesso modo, la maggior parte delle agenzie recupero crediti puntano, al fine di ottimizzare il servizio offerto sul piano economico, al recupero del credito in sede stragiudiziale (come si legge qui), ovvero attraverso solleciti e accordi di pagamento con i debitori, senza arrivare a procedere legalmente.
Perché questo comportamento, visto che un Tribunale, a fronte di un decreto ingiuntivo, potrebbe obbligare il debitore a pagare per non subire un pignoramento?
A tal fine dobbiamo comprendere quali sono i costi recupero crediti stragiudiziale e giudiziale: nel primo caso le operazioni sono eseguite internamente all’agenzia, mediante solleciti, scritti e per via telefonica (che a volte arrivano quasi allo stalking, va detto), proposte di pagamento rateale, magari con un lieve interesse applicato, iscrizione di protesti e via dicendo.
Il costo di istruzione di una pratica di recupero crediti stragiudiziale può essere molto variabile. Pur non esistendo un vero e proprio listino prezzi per recupero crediti, è possibile stimare il costo medio di avvio della pratica in cifre che partono dai 50 euro e che, in base al valore e alla complessità delle operazioni, possono prevedere delle spese aggiuntive (o la previsione di una percentuale sul recuperato che oscilla tra il 3% ed il 15%). Generalmente, la durata di una pratica è di massimo un anno, dopo di che sarà il creditore a decidere se passare al recupero crediti giudiziale o meno.
Il recupero crediti giudiziale è invece più complesso e costoso. Vediamo le fasi di cui si compone:
Ora, non è difficile capire che se il debitore ha beni in bella vista e innegabilmente di sua proprietà è facile procedere, ma vi è anche il caso in cui il debitore sia incapiente, ovvero non gli vengano trovati beni da pignorare sufficienti a coprire il debito. Insomma, rischia di essere un terno al lotto, e nel frattempo si rischia di perdere i costi di iscrizione a ruolo degli atti giudiziari necessari, delle notifiche e gli onorari dell’avvocato chiamato a seguire la pratica.
Facendo un conto a spanne, si può parlare di circa 200 euro di spese legali oltre agli onorari. Appare quindi immediatamente chiaro che questa sia una soluzione da adottare solo a fronte di debiti particolarmente onerosi.
Nell’ultimo caso che abbiamo visto, la risposta ovvia sarebbe “il debitore” ma abbiamo già visto quanto sia soggetta a variabili tale opportunità.
Discorso a parte meritano i soggetti societari, che nel caso delle società di capitale rispondono nei limiti del capitale sociale, altrimenti si va a parlare di fallimento con insinuazione al passivo, che diventa un discorso complesso e da fare a parte.
Relativamente poi al recupero crediti delle utenze domestiche va segnalata una procedura particolarmente diffusa: nel caso di bollette non pagate, dopo che gli uffici interni alle varie ditte hanno proceduto ai solleciti formali senza successo (generalmente per due volte, fino a un anno dal sorgere del debito), il recupero crediti passa a società che, sulla base di accordi a lungo termine, operano l’acquisto del credito.
L’acquisto del credito, o cessione del credito se parliamo dal punto di vista della ditta creditrice, è sostanzialmente l’acquisto massivo dei crediti di una società nei confronti degli utenti per un valore generalmente pari alla metà del credito originario (ma a volte anche solo al 30%, in base alle statistiche di successo nel recupero crediti). In tal modo sarà poi la società cessionaria a svolgere le varie operazioni necessarie.
In generale, per conoscere davvero i costi del recupero crediti caso per caso, è sempre buona pratica richiedere il preventivo a varie agenzie di zona.
Partendo dal presupposto che, potendo, sarebbe sempre opportuno pagare i propri debiti, c’è chi sceglie di non pagare le somme contestate. In tal caso, specie per le piccole somme, le società di recupero crediti potrebbero scegliere di non passare alla contestazione giudiziale, ma iscrivere un protesto o segnalare il debitore come “cattivo pagatore”.
Tali operazioni, apparentemente innocue, compromettono in realtà tutta una serie di operazioni finanziarie, che vanno dalla richiesta di prestiti e mutui o carte di credito presso banche e società creditizie, ma anche, in alcuni casi, l’impossibilità di sottoscrivere utenze non essenziali e abbonamenti a servizi vari (provider internet, telefonia mobile, pay tv, ecc.).