La frase “ti faccio causa!” in seguito a un problema o un diverbio è tutt’altro che rara, in Italia così come in tanti altri paesi. Una minaccia, spesso fine a se stessa, che viene molto spesso utilizzata come un avvertimento privo di reali fondamenta.
Il chiamare in causa un avvocato viene infatti visto come l’avvio di un processo lungo, con un dispendio di energie e di tempo elevatissimi. Non va poi dimenticata la parcella che, nella pressoché totalità dei casi, è tutt’altro fuorché economica.
Questa minaccia dunque, in un paese caratterizzato da lungaggini burocratiche come l’Italia, appare quanto mai preoccupante. In realtà, per chiamare in causa uno specialista del settore non basta un semplice diverbio.
In questo articolo approfondiremo la tematica, cercando di capire quando è realmente necessario contattare un perito e quale può essere il compenso di un avvocato.
Riguardo gli avvocati va fatta una piccola premessa. Il coinvolgimento di un professionista non significa per forza che la procedura porti davanti a un giudice.
Che si tratti di un procedimento penale o tantomeno nel contesto civile, è possibile che il tutto si risolva senza doversi presentare in aula. Nei casi di procedimenti civili, come nella separazione consensuale, non è necessario rivolgersi neanche a un professionista del settore.
Quando si parla di avvocati regolarmente abilitati alla professione e dunque iscritti all’apposito albo, esistono professionisti generici e altri qualificati in alcuni rami ben precisi.
La materia giuridica, vista la vastità e la complessità dell’ordinamento italiano, permette a chi lavora in questo settore di specializzarsi su alcuni argomenti specifici. Tra le varie branche attive possiamo citare:
Non solo: visto l’evolversi della nostra società, negli ultimi anni sono apparse anche figure precedentemente non presenti nell’ordinamento giuridico. In tal senso possiamo citare gli esperti di diritto in immigrazione e cittadinanza.
Quando si parla dell’onorario di un avvocato è difficile fare stime precise.
Ad influire sul compenso del legale infatti, vi sono svariati fattori che vanno dal ramo di specializzazione al territorio in cui opera, oltre a una certa libertà in fase di scelta del proprio tariffario. Va poi tenuto conto che il raggio d’azione di questi professionisti è piuttosto ampio: si parte dalle semplici lettere di diffida fino alle querele e a tante altre procedure più o meno complesse.
Detto ciò, per evitare la concorrenza sleale tra gli avvocati e mantenere una certa trasparenza, sono però stati fissati alcuni punti di riferimento. In tal senso, si parla dei parametri identificati con la legge L.247/2012 e poi modificati con i successivi DM 55/2014 e DM 37/2018 (con normative consultabili sul sito del Consiglio Nazionale Forense).
Andiamo però ad analizzare l’aspetto sotto il lato più pratico, cercando di capire quanto può costare la parcella di un avvocato a seconda della sua specializzazione.
La figura dell’avvocato civilista è una delle più diffuse e richieste, perlomeno nel contesto italiano. Si tratta di un professionista che si occupa di problemi e controversie riguardanti il diritto civile e patrimoniale come eredità, sfratti o divorzi.
In parole povere, stiamo parlando di problemi legati a patrimoni, successioni, risarcimenti e diritto di famiglia. L’onorario di un avvocato civilista può variare molto: si spazia da 150-200 euro per le pratiche più semplici fino a superare i 2.000 euro per i casi più complessi.
L’avvocato penalista compie un lavoro decisamente diverso dal civilista. In questo caso infatti, ci addentriamo nell’ambito dei soggetti indagati o imputati per aver commesso un reato. Qualunque tipo di procedura penale richiede la presenza di un avvocato.
In tal senso, la persona coinvolta può scegliere un avvocato che lo difenda oppure viene assegnato allo stesso uno d’ufficio. Rispetto a un civilista, chi lavora in questo ramo ha spesso a che fare con situazioni molto spinose e, come è facile intuire, i compensi in questo settore tendono ad essere più alti.
Il calcolo della fattura di un avvocato penale inoltre, risulta complessa in quando i processi si svolgono in più fasi. Esiste lo studio della controversia, la fase introduttiva del giudizio, quella istruttoria e di trattazione e, infine, quella decisionale.
Per un semplice studio della controversia, è possibile cavarsela con una cifra intorno ai 400 euro, mentre seguire tutta la procedura fino alla fase decisionale può costare svariate migliaia di euro.
Molto spesso, prima di avviare un procedimento, viene utilizzata la famigerata lettera dell’avvocato come una sorta di minaccia concreta. Attraverso avviso scritto dunque, un soggetto avverte la controparte della sua intenzione di agire mediante un professionista e intraprendere le pratiche del caso.
Far scrivere una lettera di diffida a un avvocato dunque, costa di solito dai 100 euro in su. A determinare il prezzo vi è la complessità del caso e dunque, su di esso, pesano le eventuali ricerche dell’avvocato.
La procedura stragiudiziale è un'attività definita come extragiudiziale.
Di fatto, essa non prevede il coinvolgimento di tribunale e giudice, pur trattandosi comunque di una contesa legale (seppur di lieve entità). La tariffa di un avvocato stragiudiziale spazia da una cinquantina di euro fino a sfiorare i 1.000 euro, a seconda del caso e del tempo impiegato per impostare la pratica.
Sempre tenendo conto che le parcelle variano da un singolo professionista all’altro, è possibile avere idee ancora più precise attraverso un’apposita utility di calcolo della fattura dell’avvocato presente sul sito di Professione Giustizia.