Il 24 giugno 2021 la FederSalus (Associazione nazionale di produttori e distributori di prodotti salutistici) ha presentato in streaming la VI° indagine di settore sulla filiera degli integratori alimentari.
Come riportato da una nota dell'associazione, “nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato l'ultimo anno (2020 ndr), il settore degli integratori alimentari, riconosciuto come essenziale in base ai codici ATECO e, di conseguenza, rimasto sempre operativo, ha dimostrato tutta la sua resilienza e capacità innovativa, supportando il paese durante le fasi cruciali della pandemia”.
A questa indagine di FederSalus bisogna aggiungere i risultati che gli integratori alimentari hanno apportato in termini di fatturato per le sole farmacie nel 2020: 3 miliardi di euro. Il settore degli integratori alimentari, quindi, sembra non conoscere flessione di alcun genere e continua, anno dopo anno, a essere uno dei mercati più profittevoli in termini assoluti. L'Italia, dall'indagine citata, risulta essere il primo Paese dell'Unione Europea per produzione e consumo di integratori. In quest'articolo cerchiamo di capire quanto costa aprire un brand di integratori, qual è l'iter burocratico da seguire, quali i requisiti indispensabili per avviare un'attività del genere, e come creare un proprio brand supportati da un’azienda che produce integratori conto terzi.
Per aprire un brand di integratori alimentari è necessario seguire pochi ma indispensabili passaggi:
Ora che tutto è in regola, è importante capire cosa fare per creare un brand di integratori alimentari. Esistono due alternative su tutte:
La seconda possibilità è sicuramente quella più facile da percorrere, anche se non mancano le difficoltà, come la realizzazione della veste grafica dell'etichetta o la scelta di un nome vincente per una migliore commercializzazione. Altro problema che solitamente si riscontra, questa volta in termini di costi, concerne i lotti di produzione che, il più delle volte, non scendono al di sotto dei 1000 pezzi. Per evitare di incappare in questa serie di problematiche, consigliamo di rivolgersi ad aziende che supportino l'imprenditore nelle varie fasi del processo di brandizzazione e commercializzazione, e che abbiano prodotti che si distinguono dalla massa.
Una terza via per entrare nel business degli integratori alimentari è quella legata al Franchising. L'affiliazione a un marchio riconosciuto offre degli indubbi vantaggi, su tutti quello di non dover pensare a strategie di marketing per promuovere il prodotto, ma al contempo non permette di legare alla vendita dello stesso il nome del proprio brand.
Dopo aver fatto un'ampia panoramica per ciò che concerne l'iter burocratico e i requisiti fondamentali da avere per poter aprire un brand di integratori alimentari, e dopo aver visto come crearne uno proprio, è arrivato il momento di fare due conti per capire quali sono i costi da sostenere.
Per prima cosa è importante stabilire se l'attività dispone di un negozio fisico o se vende online tramite e-commerce; nel primo caso uno dei costi di cui tenere conto è il fitto del locale, cosa che ovviamente non avviene nella seconda ipotesi. Sempre per quanto riguarda le spese dovute al negozio, bisogna considerare l'arredamento dello stesso e l'acquisto di tutte le attrezzature utili per la vendita (mensole, computer, registratore di cassa).
Un'altra voce inerente i costi è quella del personale da assumere. Queste spese sono necessarie nel momento in cui si opta per un immobile di grandi dimensioni, in caso contrario è possibile farne a meno. Altre spese fanno riferimento al consumo delle utenze (acqua e luce). Infine, è importante stabilire un budget per tutto ciò che concerne la pubblicità dei prodotti, sia offline (volantini, brochure) che online (sito internet, e-commerce, contenuti sponsorizzati), così da poter ampliare la clientela interessata agli integratori alimentari.