Avete presente quando, tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro, guardate nella cassetta della posta e trovate un cartoncino bianco con la scritta “avviso di giacenza” che vi comunica che hanno provato a consegnarvi una raccomandata? Qualche imprecazione in questi casi scappa sempre, sia perché sapete che dovrete fare una fila in posta per recuperare la missiva in questione, sia perché una raccomandata, tendenzialmente, non porta mai buone notizie (tra multe e notizie funeste, potrebbe esserci l’imbarazzo della scelta).
Al di là delle battute, la raccomandata è lo strumento più tradizionale per comunicazioni importanti e ufficiali, e per questo è da sempre guardata con timore da chi ne riceve una inattesa.
E per decenni, prima che si iniziasse a ragionare in termini di PEC (peraltro tutt’oggi meno usata dai privati cittadini di quanto si pensi), era anche lo strumento con cui ci si iscriveva a Concorsi Pubblici, si tramettevano documenti di ogni natura, si facevano richieste formali di allaccio o disdetta a utenze varie, e via dicendo…
Intorno al 1600 in Italia si diffonde, per le spedizioni importanti, soprattutto eseguite da rappresentanti delle autorità a favore di altri funzionari, il servizio della raccomandazione (o col termine più diffuso all’epoca, assicurazione) o annotazione “per consegna”, ovvero una annotazione specifica sui registri delle stazioni di posta locali del passaggio da lì del materiale spedito. Una forma rudimentale del moderno tracking digitale, se così vogliamo intenderlo. Il termine “posta con raccomandazione” viene formalmente introdotto con la riforma postale del 1863, che andava ad uniformare le procedure postali nell’Italia post-unità.
Oggi, attraverso una numerazione univoca, fissata anche in un codice a barre, la registrazione (ormai digitale, un tempo su registri cartacei) dei passaggi nei vari uffici di logistica postale intermedi, e con l’identificazione esatta del destinatario, o di suoi eventuali delegati, si garantisce la massima riservatezza e accuratezza nella consegna, oltre a ridurre considerevolmente i rischi di smarrimento.
Come si diceva, la posta Raccomandata è lo strumento tipicamente utilizzato per spedire documenti importanti, anche in forza dell’attestazione di spedizione con la data certa dell’accettazione, che mette generalmente al sicuro in caso di scadenze da rispettare.
Si possono inviare lettere, comunicazioni ufficiali, documenti entro il limite dei 2kg di peso (oltre, si entra nella categoria “pacchi”). Non è consentita la spedizione di oggetti preziosi, denaro contante, titoli esigibili al portatore (assegni circolari, titoli di pagamento ecc.), nonché di materiali pericolosi, corrosivi, infiammabili o esplosivi.
Per missive e comunicazioni è possibile, oltre la spedizione mediante accettazione della lettera imbustata in ufficio postale, anche utilizzare il servizio di spedizione online attivo h24 sul sito di Poste Italiane.
Il costo di spedizione di una raccomandata dipende da vari fattori, quali ad esempio il peso e il formato del plico da spedire, la modalità di spedizione (la spedizione online costa meno, ma influiscono anche le urgenze dei tempi di consegna), gli eventuali servizi accessori.
Cerchiamo, qui di seguito, di ricapitolare i costi minimi proposti da Poste Italiane per le varie tipologie di raccomandata, rinviando al loro sito per un calcolo più preciso in base alle variabili sopra dette:
Posta Raccomandata Online a partire da €3,70;
Raccomandata cartacea a partire da €5,40;
Raccomandata 1 (con recapito tra 24 e 48 ore in base alle zone) a partire da €6,90;
Raccomandata 1 con prova di consegna a partire da €9,90;
Raccomandata Internazionale a partire da €7,10;
Esistono oggi anche dei servizi di poste private che offrono servizi di posta raccomandata a prezzi concorrenziali, ma sul valore legale delle date comunicate da questi servizi vi è al momento una discriminante, in quanto solo i funzionari di Poste Italiane possono certificare date di spedizione e ricezione con mansioni di pubblico ufficiale.