La pensione è uno di quegli argomenti che per i lavoratori tra i 25 e i 45 anni appare particolarmente doloroso. In un sistema lavorativo che ha favorito la precarizzazione e la discontinuità lavorativa, oltre a costringere fette crescenti di popolazione a crearsi un lavoro autonomo, ritardando peraltro l’ingresso nel mondo del lavoro per chi ha scelto di ultimare gli studi universitari (a tal proposito, per chi volesse approfondire, abbiamo dedicato degli articoli a due delle università private più conosciute in Italia, la Bocconi e la Luiss), la possibilità di accedere a una pensione dignitosa senza arrivare a lavorare fino alla vecchiaia inoltrata appare un’opzione remota (e qualcuno direbbe quasi fantascientifica).
Poche sono le soluzioni a questa situazione: una è probabilmente stanziare parte dei propri guadagni in un fondo pensione privato.
Un’altra invece, particolarmente diffusa tra i liberi professionisti, e che può accorciare di qualche anno la durata della vita lavorativa, è il cosiddetto riscatto della laurea (o degli studi universitari o del corso di laurea, come più propriamente può essere chiamato).
Il riscatto del corso di laurea è un istituto che permette di rendere utile a fini pensionistici il periodo degli studi universitari, a patto ovviamente di avere effettivamente conseguito il titolo di studio.
Tutti, anche i soggetti inoccupati, possono accedere al riscatto del corso di laurea, anche quando non siano mai stati iscritti ad alcuna forma di previdenza obbligatoria.
Non sono computabili ai fini del riscatto gli anni di iscrizione fuori corso e i periodi per cui vi siano già versamenti di contribuzione obbligatoria o figurativa (per il principio di non sovrapponibilità dei periodi contributivi).
Il calcolo del riscatto della laurea è alquanto complesso, sia per l’alternanza esistente nel nostro sistema previdenziale tra calcolo su base retributiva e calcolo su base contributiva, sia per una serie di correttivi da applicare. L’assistenza di un CAF o di un commercialista può essere importante per capire la fattibilità della cosa e la sua convenienza.
L’INPS, in qualità di ente destinatario della richiesta di riscatto del corso di laurea, come vedremo più avanti, ha dedicato sul suo sito una esauriente scheda all’argomento, con precise indicazioni delle normative e un simulatore di calcolo, che permette di capire meglio quanto possa costare e come sia più conveniente rateizzare questa forma di contribuzione volontaria.
Peraltro, dal 2020 sono state previste, con il Decreto Legge n.4 del 2019, delle condizioni agevolate di riscatto della laurea, abbassando i riferimenti retributivi per il calcolo dei contributi. Nello specifico, l’imponibile retributivo è determinato sul minimale degli artigiani e commercianti vigente nell’anno di presentazione della domanda e in base all’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche vigente, nel medesimo periodo, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD).
Si presti attenzione però a una cosa: se il periodo del corso di laurea è antecedente al 1996, e si basa quindi sul sistema retributivo, accedendo al riscatto con condizioni agevolate, il calcolo pensionistico avverrà con sistema contributivo, che potrebbe quindi apparire meno conveniente (pur andando comunque ad incrementare il montante contributivo e anticipando la maturazione del diritto alla pensione). Il pagamento anche di un sola rata del riscatto del corso di laurea con le condizioni agevolate rende la scelta di regime irrevocabile.
Come anticipato nel paragrafo precedente, con il Decreto Legge n.4 del 2019, convertito e modificato in legge 28 marzo 2019 n.26, sono state introdotte delle condizioni agevolate per il riscatto di:
Come riportato sul sito INPS “nella dizione diplomi universitari è da ricomprendere ogni titolo, anche diversamente denominato, rilasciato dalle università o da istituti di livello universitario, secondo i diversi ordinamenti didattici succedutisi nel tempo (informativa ex INPDAP 24 gennaio 2000, n.5)”. Il riscatto di laurea agevolato, tuttavia, ha delle limitazioni, come:
É inoltre possibile riscattare anche i singoli anni, e non necessariamente l’intero percorso di laurea. In tal modo, chi ha conseguito la laurea (o un titolo equivalente) a cavallo tra il 1994 e il 1998, ad esempio, può riscattare in maniera agevolata gli anni che vanno dal ‘96 al ‘98, mentre quelli compresi tra il ‘94 e il ‘95 possono essere riscattati solo mediante l’istituto ordinario.
Non sono posti limiti, invece, per ciò che concerne i lavoratori. Possono farne richiesta, indistintamente, lavoratori autonomi, liberi professionisti, dipendenti pubblici e privati, in possesso dei titoli richiesti.
La domanda per il riscatto della laurea a fini pensionistici può essere presentata esclusivamente per via telematica, mediante uno di questi canali:
Per ciò che concerne la documentazione necessaria per il riscatto della laurea, invece, occorre:
La documentazione da presentare deve essere scansionata e contenuta in un unico file elettronico in una delle seguenti tipologie: bmp, gif, jpeg, jpg, pdf, png, tif.
Dopo quanto detto, risulta spontaneo cercare di capire se conviene riscattare la laurea a fini pensionistici o meno. In quest’ottica c’è da dire che il riscatto della laurea ha dei vantaggi indiscutibili, tra cui:
Ma quali sono i costi da sostenere per chi vuole riscattare la laurea con il regime agevolato e quali, invece, per chi vuole farlo con il regime ordinario? Scopriamolo insieme.
In conclusione, vediamo quali sono i costi che deve sostenere chi vuole riscattare la laurea con il regime agevolato e con quello ordinario. Per una simulazione realistica, ci affidiamo al simulatore INPS per il riscatto degli anni accademici.
Per calcolare il costo degli anni di laurea bisogna rispondere a dieci domande, che vanno dalla durata del corso universitario di studi all’anno di iscrizione dello stesso, dal numero di mesi riscattabili al mese all’anno del primo contributo accreditato, dalla gestione previdenziale per cui si chiede il riscatto alla retribuzione dell’ultimo anno.
Nella simulazione effettuata poniamo identiche condizioni. In questo modo risulta chiara la differenza di costo da sostenere per un regime rispetto all’altro.
Ipotizziamo che la richiesta venga effettuata da una donna che vuole riscattare i 5 anni del percorso universitario, dipendente pubblico nella scuola, iscritta ai corsi universitari nel 2001, con primo contributo versato nel 2007, e che non abbia avuto continuità lavorativa negli anni, con una retribuzione negli ultimi 12 mesi pari a 28.800€ lordi.
Poste queste condizioni, il simulatore mostra come l’importo da pagare per il riscatto agevolato è pari a 26801€, ovvero 5360€ per anno, e 223€ come importo per singola rata; alle stesse condizioni, il riscatto ordinario costa 47520€, ovvero 9504€ per ogni anno riscattato, e 396€ per ciascuna singola rata. In base a questi risultati, è possibile constatare come grazie al riscatto agevolato si risparmia circa il 56% sul riscatto ordinario.