Chiunque cerchi lavoro si ritrova, prima o poi, a valutare la possibilità di partecipare ad un concorso pubblico. Si tratta di procedure organizzate da enti di vario genere che, per assumere nuove risorse da inserire in specifiche posizioni lavorative rimaste vacanti, bandiscono un concorso per selezionare i profili in possesso dei requisiti e delle competenze richieste. La partecipazione alle procedure concorsuali può presentare dei costi per i candidati; le spese da sostenere per essere ammessi all’iter di selezione variano, sensibilmente, in base alla tipologia di concorso.
Esistono vari tipi di concorsi pubblici, che si differenziano principalmente per le modalità di selezione. In base a tale parametro, è possibile distinguere due tipologie di bando:
Nel primo caso, i partecipanti in possesso dei requisiti richiesti accedono ad una graduatoria di merito in base ai titoli in loro possesso (in genere, ogni titolo determina l’assegnazione di un punteggio in base a specifiche tabelle). Nel secondo caso, invece, i titoli determinano l’accesso ad una graduatoria, propedeutica alla riduzione del numero di soggetti partecipanti ammessi ad una seconda fase di selezione, che prevede una o più prove d’esame.
Gli enti che possono bandire un concorso pubblico sono: i ministeri, le università statali, gli enti e le agenzie pubbliche, come ad esempio ASL, Agenzia delle Entrate o INPS, e gli enti locali (Regioni, Province e Comuni). Tutte le prerogative del concorso (requisiti di ammissione, modalità di selezione e inquadramento contrattuale) vengono stabilite dall’ente che organizza il concorso, in conformità con le normative vigenti in tema di lavoro e procedure di assunzione. I bandi, in versione integrale, vengono pubblicati sulla Serie Speciale della Gazzetta Ufficiale e sui portali ufficiali di ogni ente organizzatore; in aggiunta, è possibile avere sguardo generico su tutti i concorsi attivi consultando un portale specializzato come concorsipubblici.com.
Come già accennato, la partecipazione ad un bando di concorso pubblico può implicare una serie di costi a carico del candidato. L’ammontare della spesa complessiva dipende, anzitutto, dal tipo di concorso e da come è strutturata l’intera procedura. In alcuni casi, la partecipazione è completamente gratuita ed è subordinata esclusivamente all’espletamento delle formalità procedurali (l’invio della documentazione debitamente compilata). Per molti concorsi, come quelli indetti dagli enti della Pubblica Amministrazione, può essere richiesto il versamento di un contributo di iscrizione (spesso si tratta di ‘costi di segreteria’), il cui pagamento deve essere comprovato per mezzo di una ricevuta valida da allegare alla documentazione per inoltrare la propria richiesta di partecipazione.
In alcuni casi, i partecipanti al concorso devono produrre una documentazione piuttosto ampia, che può includere: analisi del sangue, certificato anamnestico o di sana e robusta costituzione e il casellario giudiziario. Di conseguenza, ogni candidato dovrà sostenere una spesa maggiore.
A questo punto, è possibile fare una stima concreta dei costi che un candidato può essere chiamato a sostenere per partecipare ad un bando di concorso pubblico. Nella migliore delle ipotesi, la procedura non presenta alcun costo e consiste nell’invio dei documenti necessari.
Nel caso in cui sia necessario corrispondere un contributo di segreteria, il costo del versamento - tramite bollettino - si aggira attorno ai 10 euro. Per le procedure che richiedono l’invio di ulteriore documentazione, i costi possono essere i seguenti:
casellario giudiziale: 19,87 euro (di cui 16 per la marca da bollo e 3,87 euro per i diritti di certificato);
certificato anamnestico: il costo è di circa 30 euro se lo richiede all’ASL mentre qualora ci si rivolga ad un medico curante l’esborso varia a seconda delle tariffe applicate dal proprio medico;
certificato di sana e robusta costituzione: 30 euro.
Di conseguenza, partecipare ad un concorso - qualora siano previsti contributi - può comportare un esborso che oscilla dai 10 ai 100 euro.