La cremazione, ovvero la riduzione di un corpo in cenere attraverso un calore particolarmente intenso, è una pratica funeraria sempre più diffusa nel nostro Paese, anche in seguito ad una serie di aggiornamenti legislativi che hanno avuto il merito di renderla più accessibile dal punto di vista burocratico, eliminando in particolare alcuni divieti quali quello che riguardava la dispersione delle ceneri. Si tratta di una scelta fortemente sostenuta da tempo già in altri Paesi, al fine di evitare una estensione eccessiva dell’edilizia cimiteriale.
La cremazione è storicamente molto diffusa in Europa e in Medio Oriente. I resti di cremazione più antichi mai ritrovati risalgono a circa 17mila anni fa, in Australia. La cremazione era considerata uno dei metodi più pratici e sicuri, anche dal punto di vista sanitario, per eliminare i corpi dei deceduti, tant’è vero che venne periodicamente riportata in auge nel tardo medioevo, a seguito di gravi pandemie (la peste, principalmente, ma anche il diffondersi di casi di Lebbra in alcune zone). Anche ai giorni nostri, vista la situazione venutasi a creare col Covid19, i casi di cremazione sono tornati a crescere enormemente.
In Italia, l’ostacolo più difficile da superare per la diffusione della cremazione è sempre stato la dottrina della Chiesa Cattolica che avversa la pratica della cremazione e vieta quella della dispersione delle ceneri. L’avvento di alcune leggi sulle nuove procedure funerarie tra il 1987 e il 1990, e il venir meno nel 2001 con la Legge 130 del divieto di dispersione delle ceneri, ha dato il via a un lento modificarsi delle usanze dei cittadini. Attualmente, circa il 30% dei defunti viene sottoposto a cremazione, questo avviene soprattutto al Centro-Nord, dove vi è una maggior diffusione di strutture per la cremazione.
Sono al momento previste 3 casistiche (fatti salvi eventuali motivi di ordine sanitario) per poter accedere alla cremazione:
Trattandosi di una materia affine al campo sanitario, la normativa relativa alla cremazione è di competenza delle Regioni. Generalmente, è sufficiente una comunicazione dell’intenzione di cremare una salma per poter accedere, ma alcune normative Regionali prevedono la necessità di una risposta non ostativa da parte delle autorità sanitarie locali, che provvedono a mettere in lista i richiedenti accesso ai forni crematori. In questo caso, le SOCREM (qui elencate) sono una scelta ottimale per poter affrontare meglio i vari passaggi burocratici, in particolar modo quando gli impianti crematori siano poco presenti nel territorio d’interesse.
Come accennato, il principale vantaggio della cremazione si è rivelato il fatto di poter limitare l’espansione dell’edilizia cimiteriale. D’altro canto, l’alimentazione dei forni crematori, per poter raggiungere temperature adeguate allo scopo, comporta emissioni di polveri sottili nell’atmosfera particolarmente impattanti a livello ambientale.
Considerando che i costi possono variare sulla base sia delle varie tassazioni locali, sia considerando che la cremazione è solo una delle voci per il rito funebre (sarà comunque necessario conteggiare una cassa, per quanto spartana, l’urna di raccolta delle ceneri e le parcelle per l’agenzia di pompe funebri che curerà il tutto, le tasse cimiteriali nel caso in cui si proceda a conservazione delle ceneri in un cimitero), è difficile fornire una risposta univoca.
Abbiamo peraltro già trattato i costi generali di un funerale in un altro nostro articolo.
Il sito miofunerale.it permette di avere un preventivo preciso per varie tipologie di funerale con cremazione, rivolgendosi a una rete di agenzie funebri presenti su tutto il territorio nazionale. Il costo, al netto delle tasse, per la sola cremazione è fissato dalla legge in €511,60. Le tasse locali si muovono in una forbice abbastanza esigua (tra i €700 e gli 800 euro, circa), ma incide molto la scelta della cassa che verrà utilizzata per conservare la salma fino al momento della cremazione (e abbiamo visto preventivi che la consideravano tra i €200 euro e addirittura oltre i €2000 per modelli di pregio), l’urna per le ceneri (anche qui prezzi variabili tra i €100 euro e i €1000 in base ai materiali), l’eventuale necessità di procedere alla cremazione in impianti fuori dal territorio di riferimento (per sovraccarico della struttura o addirittura per indisponibilità della stessa), con conseguente aumento di spese di trasporto e tassazioni aggiuntive che possano quindi essere richieste. Aggiungendo l’eventuale disbrigo pratiche, appare evidente che un funerale con cremazione possa essere più costoso di un funerale tradizionale con sepoltura (generalmente €2500 di partenza contro €1500 medi), ma, nel caso di conservazione privata delle ceneri o loro dispersione, può sollevare dal versamento periodico delle tasse cimiteriali.