Secondo il rapporto Eurispes 2020, quattro italiani su dieci (poco più di venti milioni di persone) accolgono tra le proprie mura un animale domestico; di questi uno su due preferisce la compagnia del cane, uno su tre quella del gatto.
Quest’ultimo è sempre più integrato negli ambienti casalinghi, amato tanto dai bambini quanto dagli anziani, anche se la fascia di età più incline ad accogliere un felino in casa è quella che va dai 25 ai 34 anni (34%), questo perché l’autonomia del gatto ben si concilia con la vita fuori casa dei padroni, dettata da motivi di studio e lavoro. Tuttavia, c’è un pensiero frequente che attanaglia i padroni di gatti, indipendentemente dall’età: "È necessario castrarlo?"
In quest’articolo cerchiamo di approfondire quest’aspetto e tutto ciò che riguarda la castrazione del gatto.
Per prima cosa facciamo un po’ di chiarezza e capiamo qual è la differenza tra castrazione e sterilizzazione.
La castrazione del gatto prevede la rimozione degli organi riproduttivi (testicoli, ovaie, utero) tramite intervento chirurgico; anche la sterilizzazione prevede un’operazione chirurgica, seppur meno invasiva, come la vasectomia o la chiusura delle tube di falloppio.
Fatta questa doverosa precisazione, vediamo ora in cosa consiste la castrazione, quanto costa, quando è consigliabile procedere con l’operazione e perché conviene.
La castrazione è un’operazione chirurgica volta all’eliminazione degli ormoni sessuali nel gatto. Solitamente questo tipo di intervento è consigliato per i maschi, mentre per le femmine si è soliti procedere tramite sterilizzazione.
L’operazione, chiamata medicalmente orchiectomia, prevede la rimozione dei testicoli; l’intervento non è particolarmente invasivo, perciò il più delle volte si procede a sedare il gatto senza far uso dell’anestesia, e dura circa venti minuti.
Quanto costa questa operazione? Il prezzo dell’intervento per castrare un gatto può oscillare tra 80 e 150 euro. Questa variabilità di prezzo è data da fattori come il luogo dove si effettua l’operazione (ambulatorio o clinica) o la posizione geografica (nord-sud, centro-periferia); nonostante le differenze di prezzi, la castrazione è solitamente meno costosa della sterilizzazione.
Il post operazione per il gatto è solitamente molto tranquillo e la ripresa discretamente veloce (in caso di operazione senza anestesia).
A seconda dei casi, e soprattutto in caso di punti, è bene prendere in considerazione l’ipotesi di comprare un collare elisabettiano per il gatto, evitando in tal modo che possa leccarsi eccessivamente nella zona operata con l’intenzione di rimuovere i punti.
Oltre alla orchiectomia sono previste altre due modalità di castrazione:
sono due tipologie previste, anche se poco utilizzate.
La vasectomia non prevede l’asportazione dei testicoli del gatto che, per questo motivo, continua a produrre testosterone e ad avere impulsi sessuali; la castrazione chimica, dal canto suo, si basa sulla somministrazione di farmaci antiandrogeni che frenano la libido del gatto per un periodo limitato (6 mesi).
Un aspetto determinante per la salute del gatto è capire quando procedere con l’operazione. È sconsigliato castrare un gatto nei primissimi mesi di vita; anticipare i tempi, infatti, può rivelarsi dannoso per la crescita del gatto, sia a livello fisico sia da un punto di vista comportamentale.
Un periodo buono può essere quello che va tra i 7 e i 12 mesi di vita del gatto, in cui i tratti più importanti del carattere e del fisico sono determinati.
In alcuni casi la castrazione può avvenire anche dopo che il gatto abbia fatto i primi spruzzi, l’importante è non lasciar trascorrere troppo tempo tra questi e l’intervento chirurgico; se operato in tempo il gatto non mostrerà più nessuna propensione sessuale, in caso contrario l’operazione non limiterà del tutto gli istinti dell’animale.
Castrare un gatto maschio conviene, sia ai padroni sia agli stessi felini, e i motivi sono tanti:
Un ultimo motivo, ma non di minore importanza, è quello di limitare il proliferare di cucciolate indesiderate, sia per combattere il randagismo sia per non lasciar marcire dei cuccioli in gattili sovraffollati.