Che si tratti di ragazzini accampati fuori con qualche bibita, che si tratti di impiegati che si concedono una colazione più rilassata prima di entrare in ufficio, che si tratti di abitudinari che passano a prendere un amaro dopo cena, che si tratti di vecchietti che giocano a carte a un tavolino (magari tra bicchieri di vino e imprecazioni varie), il bar è probabilmente uno dei più universali luoghi di socialità che possiamo concepire in Italia. Un piccolo piacere misto ad abitudine che, tra alti e bassi, sembra non conoscere tramonto. E molti considerano l’idea di aprirsi un bar un buon modo per garantirsi una quantità di lavoro costante, e quindi un reddito sicuro. Ma non è tutto così semplice.
Innanzitutto, bisogna scegliere se la gestione del bar sarà in mano a una ditta individuale o a una società (e scegliere la forma societaria più indicata tra quelle di persone e di capitali), e si dovrà provvedere quindi a registrare la stessa in Camera di Commercio, e ad aprire la relativa Partita IVA in Agenzia delle Entrate. Attenzione, se si opta per una società, la costituzione della stessa va fatta davanti a un Notaio, con un notevole lievitare dei costi.
Risolto il problema della forma giuridica, bisognerà capire bene quali attività si andranno a svolgere nel bar. Quelle più comuni e standard sono somministrazione di cibi pronti, somministrazione di bevande e somministrazione di alcolici. Se il titolare del bar non ha almeno 5 anni di esperienza o titoli di studio specifici in ambito alberghiero-ristorativo, si dovrà avere un dipendente con tali requisiti che funga da responsabile. Tutto il personale operante nel bar, con qualunque mansione, a contatto con cibi e bevande, dovrà frequentare i corsi HACCP (ed eventuali aggiornamenti periodici).
Bisogna inoltre avere a disposizione un locale commerciale adeguato, che può essere in affitto o di proprietà, e che dovrà rispettare le prescrizioni di legge e di sicurezza (o venire adeguato ad esse con appositi interventi strutturali).
Poi bisogna pensare alle attrezzature e agli arredi (frigoriferi, bancone, tavoli, sedie, ecc.) e ai rapporti con i fornitori.
E per iniziare l’attività è necessaria la segnalazione al SUAP, con contestuale richiesta di autorizzazione ASL e nullaosta dei Vigili del Fuoco.
Insomma, non mancano né le spese per avviare un'attività di questo tipo, né il lavoro, né le beghe burocratiche da affrontare.
Quantificare con esattezza quanto, a livello puramente economico, sia dispendioso aprire un bar non è semplice. Basti pensare a quanto, in diverse città, possa variare il costo di affitto o acquisto di un locale commerciale, per non parlare di zone diverse di una grande città. Anche su arredi e attrezzature si dovrà scegliere tra design, affidabilità e funzionalità la soluzione più adatta alle proprie esigenze, con relativa fluttuazione dei prezzi.
Aggiungiamo poi il fatto che abbiamo parlato finora solo delle spese ESSENZIALI all’apertura di un bar, ma mancano ancora costi come quelli della SIAE, per poter anche solo passare musica nel locale, anche se proveniente da una radio. Il canone RAI per uso commerciale, se si vuole avere una TV nel bar (tacendo di eventuali abbonamenti a servizi streaming vari).
Volendo fare un calcolo a spanne, possiamo dire che l’investimento iniziale per aprire un bar si muove in un range tra i 70mila e gli 85mila euro, di cui un terzo almeno per arredi e attrezzature. Il resto va via tra i corsi per il personale, le caparre per gli affitti e da dare ai fornitori per gli approvvigionamenti iniziali e e spese burocratiche. Una parte di queste spese può essere ridotta se si sceglie di aderire a un franchising di marchi adeguati al settore di attività (sono diverse le marche di caffè che offrono ad esempio le macchine industriali per il caffè in comodato gratuito a fronte di approvvigionamenti minimi).